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Marco Paolini racconta il Rugby

  • Dicembre 20, 2022

Ad aprire il percorso espositivo della mostra “Rugby. Rovigo città in mischia” di Palazzo Roncale è Marco Paolini con il suo intramontabile spettacolo “Aprile ’74 e 5”, in una sua parte emblematica, selezionata in collaborazione con Jolefilm. Una storia di sport, di campo, di ragazzi, di amici, mescolata ed intrecciata ad emozioni che vanno dritte al cuore dello spettatore.

Come scrive Antonio Liviero, tra i curatori della mostra, il rugby ha cambiato la storia del Polesine. L’ha riscritta con il proprio linguaggio. E Marco Paolini, nel suo spettacolo, consegna con ironia, ma anche con profondo rispetto, ai rugbisti di Rovigo, la medaglia più ambita: dice che hanno il “rugby infuso”. Quel rugby infuso è uscito dal campo. Per un tempo non lontano è andato per piazze, osterie, case e posti di lavoro. Si è fatto virus. Ha contagiato la comunità, diventando, pur con i suoi limiti, un modo di vivere, con un proprio sistema di valori.

In androne di Palazzo Roncale, la mostra inizia con l’umorismo e la vivacità unica di Marco Paolini. Di fronte al video una vera e propria tribuna da stadio è stata installata per dare al visitatore l’occasione di sedersi da vero tifoso, se già non lo fosse, e ascoltare quei pochi minuti di uno spettacolo irripetibile.

Grazie a Marco Paolini e alla Jolefilm:
“… La prima cosa è l’odore della sifcamina e dell’olio canforato, per scaldare i muscoli in spogliatoio;
la seconda è la faccia di Tarcisio, tirà come una bestemmia muta, gli occhi rossi di chi non ha dormito;
la terza è lo spogliatoio: stretto, lungo, come un vagone;
la quarta è la squadra, tutti vestiti uguali, anch’io, allora gioco anch’io;
la quinta il campo di fango di Rovigo, coi pali delle porte più alti del mondo, fatti apposta per farti prendere paura;
la sesta è il caligo, la nebbia;
la settima è una piova che vien e che lava;
l’ottava gli spari in piazza;
la nona è Barbin in coma, ma par che dorma;
la decima è il nostro nome: gridato in piazza come a una partita vera …ma è una partita vera!”